Dammi il DNA e ti dirò chi sei!

Nuove metodiche di riconoscimento delle piante, basate sull’analisi del DNA

Tra i vari ingredienti utilizzabili negli integratori alimentari troviamo gli estratti vegetali, dei preparati ottenuti da parti di organi, tessuti e secrezioni di piante medicinali (officinali) impiegati tal quali (in forma fresca o essiccata), ma più spesso sotto forma di preparati fitoterapici ottenuti secondo le diverse metodiche descritte in Farmacopea; polveri micronizzate, estratti concentrati e purificati, tinture idroalcoliche, oli essenziali, ecc.

La  normativa nazionale in materia di estratti vegetali impiegabili negli integratori alimentari risulta molto attenta a garantire la sicurezza dei consumatori (specie botanica, porzione del vegetale utilizzata, avvertenze, devono sempre essere comunicate!). Ciò nonostante, per aumentare ancora il livello di sicurezza, ma soprattutto, per garantire la qualità e riproducibilità degli effetti biologici riferibili all’assunzione degli estratti vegetali, si possono adottare ulteriori protocolli e certificazioni atte a qualificare i composti di derivazione vegetale.

Perché “certificare” le piante?

Le sostanze bioattive (quelle cioè che esercitano l’effetto fisiologico in chi le assume) presenti negli organismi vegetali, sono il più delle volte soggette a grande variabilità. Non solo, molte specie botaniche “officinali” possono essere facilmente confuse con specie simili per caratteristiche morfologiche, ma piuttosto diverse per genotipo. In tali casi i composti bioattivi noti e caratteristici di una specie officinale possono non essere presenti oppure esserlo in quantità modeste nella specie simile.

Prendiamo un esempio banale: avete mai assaggiato un pomodoro pachino coltivato in una serra in Svizzera, e poi lo stesso pachino cresciuto quasi spontaneamente al sole e alla brezza della Sicilia? Ecco appunto. Sono due cose differenti!

Per ottenere una ripetibilità degli effetti biologici costante e continua nel tempo, si possono adottare tecniche di identificazione delle specie botaniche che superano la tassonomia classica, ciò permette di ridurre la variabilità del prodotto ottenuto con benefici effetti sulla sua standardizzazione.

A garanzia della corretta identificazione della specie da cui derivare la parte della pianta utilizzata e, di conseguenza, dell’estratto ottenuto, può essere impiegata una metodologia scientifica basata sull’analisi genomica, definita DNA-BARCODING.

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Il DNA barcoding, o identificazione molecolare, è una tecnica che permette di caratterizzare una specie vivente a partire da una piccola sequenza di DNA, ottenuta da una parte standard del genoma; la tecnica è molto simile allo scanner di un supermercato, che identifica i prodotti leggendo la sequenza di tratti neri del codice a barre: il campione viene identificato cercando la massima corrispondenza tra la sequenza di DNA in esame ed una “reference sequence” contenuta in una banca dati ufficiale.

La sequenza di basi azotate che costituisce la catena del DNA è unica in ogni specie vivente, pertanto l’identificazione molecolare è molto più accurata di qualsiasi altro sistema o tecnica tradizionale, quali la tassonomia classica o la TLC (Thin Layer Chromatography for plants).

Il livello di accuratezza che è possibile raggiungere con questa nuova metodologia di classificazione degli estratti vegetali, è talmente elevato che sembra avvicinarsi sempre più all’eccellenza dei processi produttivi e di controllo qualità adottati per il settore farmaceutico, che quelli adottati per il settore alimentare (che in Italia ha già di per sé standard elevatissimi!).

Ove è possibile quindi, scegliete sempre prodotti formulati con estratti identificati tramite la tecnica del DNA BARCODING, saranno garanzia di qualità.